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Malattie e alterazioni della Salute
Progesterone nella Terapia e Rischio di Meningiomi Intracranici
Scopri i risultati di uno studio recente pubblicato su The BMJ che esplora la relazione tra l’uso di terapie ormonali a base di progesterone e il rischio di meningioma intracranico. Leggi di più sui fattori di rischio e sulle implicazioni per la salute, soprattutto per le donne in terapia ormonale.
Un recente studio, pubblicato nello scorso mese di marzo sulla rivista medica The BMJ [1] ha preso in considerazione la valutazione dell’assunzione di terapie ormonali a base di Progesterone e la correlazione di un eventuale rischio di maggior frequenza nello sviluppare un Meningioma intracranico.
I Meningiomi sono un tipo di tumore primitivo del sistema nervoso centrale, risultando il 40% circa dei tumori di questa categoria; è istologicamente benigno ma spesso può comprimere il tessuto cerebrale e altre importanti strutture anatomiche vicine, motivo per cui si rende necessario procedere all’intervento chirurgico del caso.
Il meningioma intracranico è più frequente con l’avanzare dell’età, nel sesso femminile e se si è soggetti alla neurofibromatosi di tipo 2. Altri fattori di rischio sono sia l’esposizione del cranio alle radiazioni ionizzanti sia l’uso prolungato (da oltre un anno) di dosi elevate di tre potenti progestinici: ciproterone acetato, clormadinone acetato e nomegestrolo acetato. A tal riguardo, è stato riscontrato che i recettori del progesterone sono presenti in oltre il 60% dei meningiomi.
I ricercatori hanno preso in esame un totale di 108.366 donne residenti in Francia e 18.061 donne che hanno subito un intervento chirurgico intracranico per meningioma.
Questo studio basato su questo campione di popolazione, mostra un’associazione tra l’uso prolungato (superiore ad un anno) di medrogestone (5 mg), medrossiprogesterone acetato iniettabile (150 mg) e promegestone (0,125, 0,25, 0,5 mg) e il rischio di meningioma intracranico che richiede un intervento chirurgico.
Sempre secondo questi Autori, i risultati del progesterone orale, intravaginale e percutaneo, così come dei sistemi intrauterini di didrogesterone e levonorgestrel, sono rassicuranti e supportano l’assenza di un eccessivo rischio di meningioma[1].
A lato di questo articolo [1], è stata pubblicata una mia osservazione [2] a proposito dell’importanza delle conclusioni di questo studio anche nell’attività oculistica quotidiana.
Infatti, può facilmente verificarsi che si sottopongano a una visita oculistica delle donne con sintomi che potrebbero essere causati da un meningioma intracranico, come mal di testa e problematiche oculari.
In questi casi la sintomatologia oculare può essere anche poco definita o subdola, come ad esempio difficoltà di messa a fuoco delle immagini, sdoppiamenti fugaci o alterazioni cromatiche improvvise; o più accentuati, come riduzione del campo visivo, diplopia, dolore e gonfiore della palpebra superiore, ptosi (abbassamento della palpebra), pressione oculare elevata.
Ulteriore attenzione dovrebbe essere posta alle pazienti con Aura Visiva, sia per i casi di nuova insorgenza che per quelli che ne hanno sofferto in precedenza e stanno già assumendo la relativa terapia, ma che avvertono una recrudescenza dell’Aura e Emicrania (nonostante la terapia).
In diverse ricerche si evidenzia che è abbastanza frequente che meningiomi in particolari sedi anatomiche non siano subito riconosciuti, causa la problematica oculare da essi provocata, spesso non classificata nei termini adeguati da specialisti di altri settori o dagli stessi oftalmologi.
In sintesi, se una paziente presenta i sintomi sopra menzionati ed è sottoposta a terapia con alcuni tipi di ormone progestinico, potrebbe avere un rischio maggiore di sviluppare un meningioma intracranico: ciò dovrebbe indurre ad intraprendere procedure diagnostiche tempestive e approfondite, per indagare la sospetta patologia neurologica. Si eviteranno così pericolosi ritardi nella diagnosi e nella terapia, invece di attribuire i sintomi allo stress e alla fatica.
Riferimenti: